Ansia da regalo

Una delle cose che odio più al mondo è pensare a cosa regalare. La maggior parte delle volte passo il tempo a fissare il soffitto, è come se la mia mente rifiutasse di pensare alla persona a cui devo fare il regalo, buio completo, se qualcuno mi toctoccasse (ecco, ora mi invento le parole…) sulla testa probabilmente si sentirebbe il rumore di un bidone vuoto, poi, presa per sfinimento, la mia testolina inizia a partorire qualche idea, ma a causa dei miei gusti molto particolari finiscono sempre per saltarmi in mente cose improponibili. In questo periodo devo fare diversi regalucci e quindi sono nel pieno di questa ansia da regalo, pensavo che forse potrebbe venirmi in aiuto la mia recente scoperta dei negozi on line, però come ho scritto anche in un recente post, ogni volta che mi metto davanti allo schermo per cercare su e-bay va a finire che vago tra le cazzate più allucinanti e non concludo nulla. Poi fare un regalo presuppone che si conosca la persona a cui si deve farlo, si dovrebbero conoscere gli hobby o almeno gli interessi della suddetta persona altrimenti diventa davvero difficile trovare qualcosa di adatto. E infatti a me tocca fare proprio un regalo a un lontano parente che rincontrerò a una cena/rimpatriata in questi giorni, non ho idea di cosa gli piaccia, non lo conosco, è uno di quei lontani parenti che quando ti vedono ti fanno: “Ma guarda come sei cresciuto! L’ultima volta che ti ho visto eri alto così…” tu annuisci imbarazzato senza sapere cosa dire perchè, ovviamente, se quando hai conosciuto quella persona eri alto tre mele e poco più come i puffi non puoi pretendere di ricordartelo. In pratica finirò sicuramente per fare un regalo orribile, che so, una cravatta, un portafoglio, una cornice per fotografie, qualcosa che non riflette minimamente la persona che lo riceverà, sarà un regalo fatto con poco affetto, del resto come si può essere affezionati a una persona che non si conosce, in poche parole sarà un regalo poco sentito. La sera della cena/rimpatriata mi dovrò limitare a sorridere di tanto in tanto e cercare di trasmettere affetto che assolutamente non nutro, mangerò e farò finta che m’interessi quello che questi sconosciuti avranno da dirmi, poi con molta nonchalance saluterò e dirò falso come i soldi del monopoli: “Tornate a trovarci!”…

16 pensieri su “Ansia da regalo

  1. La mia personalissima teoria sui regali prevede alla voce “parenti” la forte improbabilità che li omaggerò mai con alcun presente e, nel remoto caso in cui mi dovessi trovare a farlo, la legittimità di sbagliare totalmente nella scelta, trattandosi appunto di persone che non conosco per nulla e che non avrebbero quindi il diritto di rimanere deluse da un mio sbaglio.

      1. ma quando c’è la cena?
        se non è astemio, io punterei su una bottiglia di un buon vino e qualche altra golosità, tipo qualche prodotto tipico.
        Io se non so cosa regalare, punto sempre su roba da mangiare e bere.

  2. Del tuo post mi interessa soprattutto il riferimento iniziale alle persone che rincontri dopo tanto tempo. A questo proposito ho qualcosa da dire.
    Premetto che io, quando incontro una persona dopo anni, la prima cosa che mi chiedo é: “Si é sciupata o si é mantenuta bene?” Per capirlo guardo subito 2 particolari: i capelli e i denti. Quando una persona si trascura, queste 2 cose sono le prime che si sciupano, quindi sono dettagli molto rivelatori.
    Il test dei capelli lo passano quasi tutti, mentre quasi nessuno supera quello dei denti. Ce li hanno sempre gialli o addirittura neri, con un chilo di tartaro tra dente e dente e un alito che stenderebbe un cavallo.
    Insomma, il primo impatto é quasi sempre negativo. Ma il peggio arriva quando cominci a fare 2 chiacchiere: il tizio si sente in dovere di riassumerti tutto ciò che gli é successo dall’ ultima volta che vi siete incontrati fino al caffé che si é bevuto un’ ora prima, e più va avanti a raccontare e più ti accorgi che a te delle sue faccende personali non te ne potrebbe fregà de meno.
    Ti tocca quindi sorbirti il suo fiume di parole con uno sguardo finto interessato, impostando la faccia sulla modalità “sorrisino spento” quando ti dice qualcosa di divertente e su quella “finto compassionevole” quando il racconto assume una piega triste.
    Al termine di questa tortura, si raggiunge il massimo dell’ ipocrisia: entrambi sapete benissimo che non vi rivedrete più per altri 6 anni, ma per cortesia vi sentite in dovere di dire qualcosa del tipo “Ci vediamo”, “Manteniamoci in contatto” e altre amenità del genere. Magari vi scambiate perfino il numero di telefono, sapendo benissimo che non lo userete nemmeno per mandarvi gli auguri a Natale.
    L’ ultima volta che mi sono ritrovato in una situazione del genere ho deciso di fare una piccola variazione a questo schema fisso. Ho incontrato una mia compagna del liceo simpatica quanto un crampo al culo, mi sono sorbito il suo racconto senza dire nulla, e quando alla fine lei mi ha chiesto il mio numero di cellulare io le ho dato quello di mia nonna.

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