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Suicida

Giorni fa è scomparsa una persona, non era uno di famiglia o un amico, era una persona che conoscevo solamente di vista, uno di quelli che a volte vedevo in giro quando ancora risiedevo nel bel paese. Quello che mi ha fatto riflettere non è stata tanto la sua morte quanto la modalità con cui ha deciso di farla finita, un colpo di fucile e ciao. Erano anni che non se la passava bene, aveva quel brutto male che accomuna sempre più esseri umani, quell’alieno che silente ti cresce dentro, che piano piano ti succhia via la vita e che spesso, nonostante si provi a debellarlo con tutte le nostre forze, vince senza appello. Quindi lui sapeva perfettamente che ben presto l’alieno gli avrebbe presentato il conto e quindi ha visto bene di risparmiarsi giorni, mesi o anni di lenta agonia, per non parlare del fatto che ha risparmiato ai propri cari la visione di un uomo in disfacimento. Alcuni dicono che è un gesto egoista, o magari che la vita è sacra, ma io non mi sento proprio di condannarlo. Ha sistemato tutto, lasciato un bel gruzzolo ai figli, la moglie ha di che vivere senza lavorare e l’azienda di famiglia ormai sta già facendo il suo percorso grazie a uno dei figli, quindi, è tornato a casa la sera, è andato nel suo studio e con calma e precisione ha posto fine alla sua vita. Un suicidio ordinato, lucido, per certi versi semplice. Alcuni animali quando capiscono che non c’è più niente da fare giustamente si lasciano morire, alcuni delfini decidono deliberatamente di spiaggiarsi, i leoni se non sbaglio quando diventano troppo vecchi si allontanano di propria iniziativa per finire la loro vita da soli, gli animali lo fanno da millenni e nessuno si è mai sognato di condannarli, noi no, perché come diceva uno molto più intelligente di me “dei suicidi non hanno pietà”.

Ubriachi al mattino

E’ appena passato il carnevale, e qui in cruccolandia stanno iniziando ad alzarsi le temperature. Nella città in cui risiedo il Carnevale è una festa molto sentita e viene festeggiata per una settimana di seguito, ventiquattro ore su ventiquattro. Inutile dire che come tutti i popoli di origine anglosassone, anche i tedeschi hanno uno e un solo modo di festeggiare, bere. Bevono di tutto sin dalle prime ore del mattino, quindi tu puoi tranquillamente trovarti in situazioni strane a qualsiasi ora del giorno e della notte, infatti, l’altra mattina sono andato a fare un po’ di spesa e in fila alla cassa del supermercato ho avuto un incontro ravvicinato con una giovane coppietta in preda ai fumi dell’alcol. Io stavo semplicemente aspettando il mio turno con la roba sul nastro trasportatore, davanti a me la suddetta coppietta sghignazzava col fare classico dello sbronzo molesto, a un certo punto lui per mimare non so che alla fidanzatina perde l’equilibrio e per salvarsi da una rovinosa caduta appoggia malamente la sua mano sul mio pacco di crackers sbriciolandoli quasi completamente. Lei si mette a ridere sgallinando come una gallina ovaiola in procinto di espellere l’ovetto, lui invece si gira a guardarmi imbastendo una specie di sorriso. Ovviamente dal mio volto non traspariva nessuna smorfia che potesse ricordare anche solo lontanamente un sorriso, anzi, con viso impassibile (e non conoscendo il tedesco) ho semplicemente indicato lo scaffale dei crackers e incredibilmente il ragazzo ha capito e si è incamminato a prendermi una confezione nuova. Il fatto che bevano parecchio non è poi così strano, mi era capitato di vedere gente particolarmente idrovora anche quando abitavo in Gran Bretagna, la cosa che mi colpisce di più è che qui quando è festa partono dal mattino. Incredibile. Con lo stomaco debole che mi ritrovo, se facessi una cosa del genere, sarei ricoverato prima dello scoccare di mezzogiorno.

Il Corvo è fuggito ancora una volta!

Ebbene si, essendo una persona altamente riflessiva e ponderatrice in poco meno di una settimana ho visto bene di decidere e subito dopo partire per andare a vivere all’estero. E che meta avrò mai scelto? Sinceramente io non ho scelto un bel nulla, sono stato spinto da pochissimi fattori come ad esempio il “vil danaro” che mi è stato offerto dal datore di lavoro, l’ambizione a imparare una lingua che non conosco (anche se non è una di quelle che mi piacciono di più), e quella specie di retrogusto che molti di noi italiani abbiamo, quella specie di smania, di desiderio recondito, come definirlo? Ah si, ho trovato,“la voglia di levarsi dai coglioni dall’Italia”. E quindi dopo un viaggio in auto di più di dieci ore in cui il mio culo ha perso la riga sono arrivato nella terra dei wurstel, la Cruccolandia. Signori, la prima cosa che mi è balzata all’occhio è il clima. Io mi aspettavo una tetra cornice, un cielo plumbeo e una temperatura da terra del Nord… no, mancopenniente… Sono quattro giorni che sono arrivato e sono quattro giorni che non c’è una nuvola, il pomeriggio c’è il sole e fa caldo, e io, come un coglione, sono assolutamente abbigliato da inverno. Altra cosa che mi ha stupito è che non esistono palazzi “sgarrupati”, per quanto possano essere antichi sono sempre ben tenuti, e parlando col mio datore di lavoro, che sono anni che vive qui, ho saputo che la manutenzione per i tedeschi è una cosa seria. E poi inutile parlare dell’efficienza, in una mattina ho fatto quasi tutti i documenti che mi servivano, la fila più lunga che ho fatto è stata di ben due minuti abbondanti. Il giorno dopo il mio arrivo il proprietario che mi ha affittato casa aveva già cambiato il nome al citofono e alla cassetta della posta. Non si può proprio dire che perdano tempo. Cosa aggiungere, non mancheranno sicuramente anche i difetti, ma per adesso se ne vedono ben pochi, e comunque io starò come sempre accorvaiato (del resto sono un corvo, mica posso stare appollaiato come un pollo…), attento, vigile e pronto a scoprire anche il minimo difettuccio per riportarlo sul blog. Stay tuned (chissà come si dice in tedesco…).

Di Sanremo e altre amenità

Anche quest’anno finalmente è iniziato il Festival di Sanremo! Che culo… Come ogni stramaledettissimo anno ci tocca sorbirci sto carrozzone di attori, presentatori e sedicenti cantanti che ha sicuramente rotto i coglioni a voi, ma non potete capire quanto ha rotto i coglioni a me! Facciamo un po’ di storia. Al Festival una volta andavano i migliori cantanti o gruppi musicali che il panorama italiano aveva da offrire, era “La Gara” musicale più importante in Italia, e il suo trofeo era ambito veramente da tutti. Ricordiamo nomi come Gino Paoli, Roberto Vecchioni, Lucio Dalla, Renato Zero e tanti altri, tutti Imperatori del panorama musicale italiano, i quali hanno cantato canzoni che sono rimaste nella storia e nella cultura del popolo italiano tipo la prima vincitrice in assoluto nel 1951 Nilla Pizzi con “Grazie dei fiori”, oppure Domenico Modugno con “Nel blu dipinto di blu”, o ancora Eros Ramazzotti con “Adesso tu”, o magari Anna Oxa e Fausto Leali con “Ti lascerò”, e ho citato solo canzoni che hanno vinto però ce ne sono state tante altre che non hanno vinto ma sono rimaste comunque nella memoria di tutti noi. Poi… eh poi il disastro… calo brusco di ascolti, qualità delle canzoni calata enormemente e bye bye dei volti più noti della musica che più volentieri che andare a Sanremo si farebbero un bidè con l’acido muriatico, e non posso dargli torto. Ma quando è cominciato il tracollo? Difficile dirlo, per me il punto di non ritorno è da ricercarsi intorno alla fine degli anni novanta, diciamo dalla vittoria dei Jalisse in poi… Che poi che fine hanno fatto i Jalisse? Bho, mistero… Oggi il Festival è diventato ambivalente e cioè funge da trampolino per sconosciuti o clinica riabilitativa per vecchi mestieranti, il tutto condito dalle gag di dubbio gusto di vari ospiti e dall’immancabile Claudione nazionale che sciorina costantemente robe smielate da diabete fulminante (del resto è la sua specialità, l’ha fatto per tutta la sua carriera e ha funzionato, perché dovrebbe smettere?). Purtroppo il crollo del panorama musicale italiano non si è limitato al Festival, ha inglobato tutte le produzioni degli ultimi vent’anni con poche eccezioni, e quello che mi chiedo ancora una volta è, quando è cominciato il tracollo? E a mio modestissimo parere è con l’arrivo in Italia di un canale televisivo a tema musicale che ci ha ricoperto di musica spazzatura per anni, il famosissimo MTV. Nel 1997 (guarda caso proprio l’anno in cui vinsero i Jalisse…) fa il suo esordio MTV nel panorama televisivo italiano, ovviamente copiaincollata dalla vera MTV americana, e quindi iniziano a girare i videoclip di rapper vari (che al tempo nessuno si sognava di ascoltare) e altri artisti rigorosamente pop, riducendo così gli ascolti di chi cercava nuove sonorità o innovazioni. Il risultato di tale indottrinamento è sotto gli occhi di tutti, Rap e Trap oggi sono i generi più ascoltati e un ritorno alla originale musica italiana è praticamente impossibile. Che dire, godetevi il Festival… ancora una volta…

Di seguito una clip divertente dall’argomento Italia VS America.

La zuppetta di cane

Tempo fa, in una delle rare occasioni che mi vedono accendere il televisore ho visto un servizio di un famoso programma televisivo in cui l’inviata raccontava come in paesi asiatici si usi mangiare cani per una particolare festa. Il servizio era incentrato sull’evidenziare quanto i poveri canidi soffrissero nell’essere brutalmente uccisi e poi cucinati per la soddisfazione del palato di alcune persone che ancora oggi gradiscono questo particolare piatto. Alla fine del servizio si esortavano i telespettatori a sostenere alcune associazioni che lottano per fermare tale barbarie nei confronti di questi innocenti esserini. Ora, io non sono uno che usa uccidere cani per farci la zuppetta, ma pensando bene a come noi occidentali trattiamo quelli che “noi” abbiamo deciso essere animali sacrificabili per la soddisfazione delle nostre papille gustative, mi pare abbastanza egoista e saccente pensare di avere il dovere, ma soprattutto credere di essere in diritto, di andare da culture diverse dalla nostra a insegnargli come dovrebbero vivere. Questo tra l’altro è un modo di comportarsi usuale tra le culture cristiane e occidentali, che pensano di essere le più civili e le uniche portatrici di verità, quando palesemente non è così. Tanto per essere chiari e limpidi su come trattiamo gli animali che ripeto “noi” abbiamo deciso essere quelli destinati all’industria alimentare vorrei consigliare la visione di un documentario che analizza l’impatto dell’uomo sulle altre specie, tutte, nessuna esclusa, senza differenze (questo è il link al documentario intitolato Earthlings). Concludo col dire che è inutile demonizzare gli altri quando noi stessi facciamo peggio senza accorgercene, e forti del fatto che solo alcune specie hanno l’onore di farci da amichetti del cuore, andiamo a rompere le scatole a popoli che hanno ben altre abitudini da millenni.

Il Principe della supercazzola – Come diventarlo in poche semplici mosse

Un paio di giorni fa, spippolando allegramente sul web sono incappato su un articolo che inizialmente ho pensato fosse uno scherzo. Si, pensavo fosse uno di quei classici articoli in cui si racconta qualcosa in modo surreale per poi dire “tranquilli, stavo scherzando”. E invece, andando avanti con la lettura ciò non è avvenuto, era serio. L’articolo in questione è questo, ma vi avverto, potrebbe risvegliare in voi i più sopiti istinti omicidi, o magari suscitare solo indignazione o nausea, insomma cercate di assumerlo con cautela, respirando profondamente e contando fino a millemila a ogni capoverso. All’inizio dell’articolo l’autore accosta La canzone dell’amore perduto a Summertime sadness di Lana Del Rey, scrivendo che la prima è una “noia suina” mentre la seconda è una canzone dal ritmo caustico. Si signori, ha voluto partire col botto sparando una delle più grosse cazzate che abbia mai sentito, accostando due generi diversi per giunta di epoche diverse, come accostare una Cadillac del ’40 a una Fiat Punto del ’95 (e lascio a voi capire chi è la Punto e chi la Cadillac…), come puoi anche solo pensare di metterle in relazione? Ma continuiamo perché questo è solo l’inizio ed è qui che ho pensato “ma guarda sto simpatico coglione, starà sicuramente scherzando…”. No. Non scherzava anzi, subito dopo rincara la dose. Infatti fa un altro dei suoi deliranti accostamenti dicendo che Il bombarolo è musicalmente stritolata da There is a Light that never goes out degli Smiths. Ancora una volta accosta due arrangiamenti completamente diversi sotto qualsiasi punto di vista, dagli strumenti usati, al ritmo, al genere. Per non parlare del testo, infatti le due canzoni non hanno in comune neanche l’argomento trattato, inizio a pensare che il giornalista peschi canzoni a caso dalla propria collezione musicale (discutibile tra l’altro…). Subito dopo si capisce che vive una mezza presa di coscienza, infatti testualmente “Esempi strampalati? Può darsi” no no, tranquillo, lo sono, senza può darsi, però, purtroppo, subito dopo riparte nel delirio. Infatti asserisce che “le parole, in musica, non vanno mai sole, anzi, la musica è preponderante” (come a sminuire la musica di De Andrè…) cosa assolutamente non vera perché basti pensare a generi come il Blues, o il Soul in cui spesso la musica è composta da pochi accordi suonati in loop per tutta la canzone, e il grosso della canzone viene dal messaggio del testo e dalla voce del cantante, faccio qualche piccolo esempio: Etta James, Otis Redding ecc… E comunque, gran parte delle canzoni di De Andrè hanno un arrangiamento davvero complesso e ricercato, in quanto realizzato con strumenti quasi introvabili, frutto di numerose ricerche e di studio dell’antico panorama musicale proprio del Mediterraneo e addirittura, in alcuni casi, del Medioevo, inoltre, tali strumenti, venivano poi suonati da musicisti di prim’ordine come ad esempio Mauro Pagani, Massimo Bubola e la PFM che probabilmente il giornalista non conosce. A questo punto, l’autore, decide di scrivere la più grande, immensa, sconfinata castroneria che orecchio umano abbia mai udito, e cioè che “le canzoni di De André non sono poesie, sono solo canzonette”, infatti caro autore le pubblicano anche sui libri di letteratura delle scuole così, a buffo… E a riprova di questo ricordo tale Fernanda Pivano, traduttrice, critica musicale, scrittrice e vera giornalista, a differenza di qualcuno, che alla morte di Faber disse “l’Italia ha perso il suo più grande poeta”. Poi accusa De Andrè di copiare Georges Brassens e (probabilmente non sapendo che De Andrè non lo copiava ma lo traduceva e anche molto bene e fedelmente a mio modo di vedere) invece di altri poeti gettando di riflesso merda anche sul povero cantautore francese. Complimentoni, due piccioni con una fava, e se vogliamo essere puntigliosi diciamo che anche la sua amata There is a Light that never goes out degli Smiths non è proprio originalissima, in quanto è ispirata e parzialmente copiata dalla cover dei Rolling Stones di una canzone di Marvin Gaye, pensa un po’. Poi fa altri accostamenti che non menziono perché è praticamente inutile, è chiaro che se uno si riferisce a canzoni come Rimini dicendo che è “pretestuosa”, e a Hotel Supramonte dicendo che è “patetica” (ricordo che la suddetta canzone è il racconto dei giorni di prigionia che De Andrè ha subito insieme alla moglie dopo il rapimento avvenuto nella sua casa in Sardegna vicino a Tempio Pausania) non è degno neanche di commento. In seguito ha da ridire anche su altre canzoni come Crêuza de mä o Smisurata preghiera sempre accostandole a altri scrittori o poeti che secondo lui sarebbero migliori (ma poi perché???). Conclude poi che “non è vero che le canzonette pop siano più stupide di quelle volgarmente colte, da enogastronomi del chitarra+voce (ma è una supercazzola?), del moralismo schitarrato, della ballata con la puzza sotto il naso, al contrario” e qui parte con un’illogica altra serie di canzoni a casaccio mettendo insieme autori e band completamente diversi, nell’ordine: Radiohead, Nick Cave, Paolo Conte, Battiato e Battisti, facendoli così erroneamente convolare a nozze nell’Olimpo del Pop. Che dire… Un genio… Sinceramente non avevo mai sentito nessuno inanellare una combo così interminabile di stronzate una dietro l’altra, veramente, roba da far impallidire perfino il mitico Ugo Tognazzi, Re indiscusso della supercazzola… Comunque, dopo aver letto l’articolo sono passato oltre col sorrisino di chi rimane incredulo e stupefatto, e in pochissimo tempo mi sono dimenticato di lui. Casualmente stamattina mi cade l’occhio su un altro articolo, questo. Si signori, è ancora lui, questa volta si stupisce che il popolo del web lo abbia subissato di commenti poco lusinghieri sui propri profili social, ma guarda, chi l’avrebbe mai detto… Sinceramente mi aspettavo una colletta spontanea da parte degli utenti per l’acquisto del più grande palloncino mai prodotto, così da creare un mega gavettone di piscio da guinness, da consegnargli direttamente all’uscita del posto di lavoro, ma invece il popolo mi ha stupito, sono stati davvero magnanimi e gentili a ricoprirlo di soli insulti. In questo nuovo articolo, parte infamando direttamente gli italiani, scrivendo che i lettori dell’ecumene Italia sono disinvoltamente frustrati. Bravo, altra bella partenza col botto, i lettori ne saranno entusiasti! Poi dice che la sua era una specie di provocazione risvegliando il genere della “stroncatura”, che bisogna ogni tanto rimettere in discussione i miti, che lui i dischi di De Andrè ce li ha conficcati nel cruscotto della macchina, insomma sembra in un certo senso abbandonare lo sproloquio iniziale e tornare a una sorta di lucidità, cercando per certi versi di chiarire con toni pacati l’accaduto. Ma poi no, non ce la fa, è più forte di lui, ci ripensa, e calca la mano un’altra volta ripetendo nuovamente che per lui quelle di De Andrè sono solo canzonette. Fantastico… Accantonate le buone intenzioni riparte in pompa magna relazionandolo addirittura anche a Heidegger, un filosofo! Che dire… Grazie… Grazie infinite Brullo, non mi divertivo così da anni, dopo Tognazzi il principe della supercazzola sei tu! Spero vivamente che tu abbia scritto questi articoli per ragioni di semplice marketing, che sicuramente avranno sortito dei bei numeri sui social, perché se disgraziatamente pensi davvero ciò che hai scritto non mi rimane che dirti che il tuo panorama culturale musicale è esattamente come il tuo cognome… Brullo. E cioè spoglio, arido, misero…

PS: Segue la canzone di un vero talento il suo nome è “The Andrè”, artista che imita lo stile e la voce di Faber e riarrangia le canzoni Trap più in voga del momento, non può non strappare una risata!

Prezzi in Italia

Negli ultimi anni il cosiddetto “e-commerce” sta ritagliandosi una fetta sempre più grande del mercato delle vendite, del resto con l’ampliarsi a macchia d’olio della connessione internet e dei servizi legati ad essa non c’era che da aspettarselo. Nonostante l’Italia in questo campo sia considerata un paese immaturo, nel senso che messa a confronto con UK, Germania e Francia impallidisce per le percentuali di vendite online, è innegabile che anche qui da noi l’e-commerce stia prendendo sempre più piede. Quello che però mi è balzato all’occhio, e credo che in qualche modo influisca anche sulla pigrizia del nostro mercato digitale, sono i prezzi. Essendo tuttora e da molti anni un cliente e-bay ho potuto constatare che i prezzi della maggior parte degli oggetti messi in vendita su questo portale, e mi riferisco solo a quelli di merce venduta da negozi italiani, sono a dir poco alti. Infatti spessissimo, i primi risultati delle ricerche di qualsiasi oggetto, se ordinate per prezzo crescente, sono (esclusa la Cina che ormai si sta mangiando qualsiasi tipo di concorrenza… ma questo è un altro discorso…) UK, Germania, Francia, Spagna e poi alla fine arriviamo noi… in grande ritardo e con dei prezzi da mani nei capelli… A riprova di questo vorrei citare il caso di uno youtuber americano, sto parlando di Bryan del canale Tech Yes City, vero e proprio cacciatore d’affari nel campo della tecnologia. Bryan da ormai qualche anno ha l’abitudine di postare video in cui si reca in un paese, anche straniero al suo, in cerca dei migliori affari, infatti dopo i video in Giappone, in Thailandia, in Vietnam, in Austria, in America ecc… è giunto anche qui in Italia e indovinate un po’? E’dovuto tornarsene a casa con le pive nel sacco… si… in Italia il famoso PC part hunt non ha funzionato… nessun prezzo poteva essere considerato un affare, tanto che Bryan in Italia non ha comprato niente. Ora, io non so perché questo succeda, o meglio me lo immagino ma non ho prove concrete al riguardo, ma se vogliamo fare anche una minima concorrenza a tutte le realtà sopracitate è il caso di abbassare i prezzi, altrimenti da noi l’e-commerce ma anche il mercato non si svilupperanno mai al ritmo dei nostri diretti concorrenti, e la recessione che inevitabilmente stiamo vivendo non avrà mai fine.

Padri coglioni

Oggi, caro lettore, toccheremo un argomento particolare, e lo faremo perché mi sono letteralmente sconquassato il sacchettino cutaneo contenente le gonadi di sentire alcuni discorsi o assistere a determinati comportamenti, che vengono fuori da convinzioni astruse e informazioni a dir poco insufficienti. Mi riferisco a quei comportamenti, convinzioni e ciance che certe persone adottano subito dopo la nascita di un bebè, e più precisamente a quelle che hanno a che fare col sesso del nascituro. Ho potuto constatare, e in più di un’occasione, che molti padri non accettano subito di buon grado il fatto che il bebè sia femmina. Ricordo infatti, un signore amico di famiglia che al momento della nascita del proprio bebè, avendo scelto di non sapere il sesso prima, e ritrovandosi per l’appunto con una bella femminuccia, se ne andò dall’ospedale lasciando, per ore, la moglie da sola, praticamente lo stesso comportamento di un bambino di cinque anni che vede negarsi il balocco tanto agognato. Voglio sperare che il suo assentarsi fosse dovuto alla corsa a casa per andare a prendere quel poco di cervello che aveva dimenticato chissà dove. Per fare un altro esempio pochi giorni fa, un’amica infermiera, mi ha raccontato di un altro signore che ha addirittura incolpato la moglie di non avergli fatto il maschio rimproverandola ad alta voce in mezzo alla corsia dell’ospedale… roba da matti… Ora, dato che mi pare chiaro che alcuni maschietti non siano troppo informati vediamo di fare chiarezza. Il sesso del nascituro tecnicamente è il risultato della fusione tra i cromosomi femminili XX dell’ovulo femminile e dei cromosomi XX o XY degli spermatozoi maschili, questo, com’è evidente, fa capire che la responsabilità del sesso della nuova forma di vita che si andrà a creare è solo ed esclusivamente dello spermatozoo che andrà a fecondare l’ovulo. Se fosse per le donne ci ritroveremmo con un mondo di matriosche! Chiaro!!?? Quindi, cari padri padroni di sta ceppa, se volete prendervela con qualcuno dovete prendervela con quelle sferette che vi ritrovate tra le gambe, e non con quella povera crista che come minimo è reduce da ore di dolori travaglio e di parto! Quella ha fatto uscire un cocomero da un buco grande come una pallina da golf, non ha bisogno e di certo non ha voglia di sopportare le vostre cazzate!

PS: scusate lo sfogo, ma questi ragionamenti proprio non li sopporto, soprattutto perché infangano il nome di noi maschietti che non siamo tutti teste di cazzo…

Questa strana specie di Hobbit…

Oggi ho avuto l’ennesima riprova e conferma del mio pensiero sugli infanti: “io non ne voglio e non ne vorrò mai!”. Specifico che spesso ho a che fare con questa specie di Hobbit completamente fuori controllo e con una punta di follia, del resto sono uno zio di ben tre nipoti che vanno da quattro a tredici anni quindi so di cosa parlo. Come dicevo oggi ho avuto un’esperienza a dir poco traumatizzante, il tutto si è svolto all’interno di una cartoleria. Entro nella cartoleria con la mia chiavetta usb in mano per farmi stampare un file, appena aperta la porta mi si presenta davanti agli occhi questa situazione: orda di bambini inferociti sparsi per il negozio, numero genitori due entrambi padri, commessa in panico totale. Nello specifico: un Hobbit stava girando l’espositore dei biglietti di compleanno a velocità supersonica, credo tentasse di fargli prendere il volo, ovviamente nel farlo i biglietti volteggiavano per tutto il negozio, l’Hobbit numero due piangeva come se gli avessero giustiziato la madre trenta secondi prima, l’Hobbit numero tre svuotava il dispenser delle penne rosse per poi tentare goffamente di mischiarle ai dispenser delle penne nere e blu, l’Hobbit numero quattro correva tra gli scaffali che Bolt scansate, l’Hobbit numero cinque tentava di scavalcare il bancone senza motivi apparenti, in tutto ciò la commessa con una mano cercava di respingere l’Hobbit scavalcatore e con l’altra provava a non far cadere la merce dal bancone, un padre tentava il placcaggio dell’Hobbit corridore, e l’altro padre tentava di far smettere di urlare l’Hobbit disperato. In tutto ciò io, come in altre occasioni, ho optato per la tanatosi, e cioè immobilizzandomi mi son finto morto per non destare interesse nei presenti, al fine di essere ignorato. Purtroppo il mio comportamento non ha prodotto i risultati previsti, e l’Hobbit corridore, driblato il padre mi ha raggiunto, e così, senza nessun motivo, e con una velocità di esecuzione impressionante, mi ha sfilato di mano la chiavetta usb tentando la fuga. Con scatto repentino sono uscito dalla tanatosi e ho bloccato la corsa dell’indemoniato afferrandolo per il cappuccio della giacca, successivamente l’ho scambiato per la mia penna usb col proprio padre. In tutto questo marasma gli occhi della commessa si sono incrociati coi miei e l’espressione di lei mi suggeriva pressappoco questo: “Se hai un’arma semiautomatica tirala fuori adesso e crivellali di colpi, si, anche i padri…”. Nel giro di una decina di minuti fortunatamente i padri e gli Hobbit se ne sono andati, e io ho potuto essere servito in tutta tranquillità. Con la commessa ci siamo parlati dell’accaduto e entrambi eravamo d’accordo sul fatto che i bambini devono essere educati dai propri genitori, non si può lasciarli liberi di agire a loro piacimento, devono capire che per ogni azione prodotta in questo mondo esiste una reazione uguale e contraria. E cioè, se rompi i coglioni e ti comporti da folle, facendo danni, ti becchi due sani CALCI IN CULO, che scusatemi ma non hanno mai fatto male a nessuno.

La truffatrice

Come ho scritto nell’ultimo post, giorni fa ho messo in vendita la mia amata bambina con le ruote creando annunci sui principali siti web che trattano auto e moto usate. Come chiunque altro che, come me, cerca di vendere ho pensato che sarebbe davvero una situazione troppo fortunata trovare un compratore nel giro di pochi giorni, e invece proprio il giorno successivo alla messa on line dell’annuncio mi contatta una ragazza che chiede se la moto è ancora disponibile. Incredulo rispondo alla mail affermativamente e aspetto le classiche frasi di rito tipo “il prezzo è trattabile?” oppure “ci sono graffi sulla carrozzeria?” o ancora “quando posso venire a vederla?” e invece no, l’unica cosa che mi chiede la suddetta ragazza sono i miei dati per procedere col bonifico, mi informa inoltre, in un italiano sconclusionato, di risiedere all’estero e che provvederà lei stessa a mandare un incaricato a prelevare la moto direttamente a casa mia. A questo punto capisco l’antifona, e mi rendo conto di esser stato contattato dalla classica truffatrice. Infatti è ormai un classico, e si possono trovare decine di siti che lo spiegano, avere a che fare con la truffa “della Costa d’Avorio”. In pratica il truffatore ti contatta tramite mail, di solito dice di essere francese, e in alcuni casi ti allega pure una fotocopia di un documento d’identità, ti informa di essere interessato a acquistare ma che purtroppo non può venire di persona perché all’estero (in Costa d’Avorio) per lavoro, e quindi vuole i tuoi dati per procedere col bonifico assicurandoti che verrà un incaricato a prelevare il veicolo. Se ci caschi gli dai i tuoi dati, lui ti spedisce un documento fittizio che dovrebbe, secondo lui, provare l’effettiva partenza dei soldi dal suo conto al tuo. Il giorno seguente ti avvisa che per una strana legge africana i soldi che ti ha mandato devono essere “sbloccati” tramite il pagamento di una somma (nell’ordine di qualche centinaio di Euro) che tu dovrai versare tramite circuiti in cui il tracciamento è praticamente impossibile. A volte, se il truffato è proprio sprovveduto la tiritera dello “sblocco” viene riproposta più volte. Ora, essendomi accorto di ciò ho risposto con un secco “l’unico pagamento accettato è l’assegno bancario dopo incontro faccia a faccia” sperando che la truffatrice demordesse dal continuare a inviarmi mail. Ma lei, incurante delle mie risposte, e sono state almeno quattro in cui le spiegavo ogni volta la stessa cosa, continuava a insistere per avere i miei dati e procedere al bonifico. Così ho ceduto, gli ho dato i dati, tutti i dati che chiedeva e quindi: Nome, Cognome, Codice Iban, Codice Bic/Swift, Nome della banca, Indirizzo della banca, addirittura numeri di telefono fisso e mobile… si, tutti fittizi ovviamente… e mi ha pure risposto ok, tutto a posto… aspetto in gloria il documento che prova l’avvenuto bonifico… ho deciso che starò al gioco il più possibile, così, per divertimento…