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Nevrosi acquatica

Nevrosi! Si l’unica parola che mi rappresenta in questo preciso momento è nevrosi. Da un po di tempo ho preso la buona abitudine di praticare sport e visto che oggi è una giornata di pioggia e freddo polare ho optato per una bella nuotata in piscina. Penso quindi  che se voglio trovare meno gente forse è meglio che vada a un’ora non troppo tarda quindi mi dico, sabato mattina stacco un po prima da lavoro e verso le 10:00 non dovrebbe esserci tanta gente, molti lavorano, dovrei avere almeno una corsia tutta per me. Preparo la borsa con tutto il necessario e mi reco in piscina, mi preparo nello spogliatoio e appena metto il piede fuori da quest’ultimo mi rendo conto che dovrò spartire una singola corsia con almeno 5 o 6 persone. Si perché su 8 corsie sono solo 4 quelle adibite al nuoto libero, le altre 4 sono così suddivise: 2 per un corso di nuoto per bambini dove sul bordo della piscina è stato montato uno scivolo in plastica che oltre a essere orribile credo che non sia neanche troppo sicuro, totale dei bambini occupanti le 2 corsie indovinate un po? 2! Che spreco! Le altre 2 corsie sono adibite all’acquagym, sul quale non ho molto da dire tranne il fatto che mettere la musica a tutto volume dentro una stanza enorme completamente vuota, com’è del resto ogni piscina, provoca un effetto eco che neanche il Gran Canyon, della musica si distingue (male) solo il ritmo, la melodia è impossibile da decifrare, va bè, tutto sommato chi se ne frega, io devo nuotare. Vista l’impossibilità di usufruire delle suddette corsie ripiego per le altre 4 ma a spartirsele siamo circa in 20, di cui io, 4 ragazzi che ho già incontrato altre volte, e una quindicina di persone che non avevo mai visto. Vista la situazione io e i 4 con un rapido fulmineo gioco di sguardi d’intesa ci avviamo tutti insieme verso una corsia, sarà difficile nuotare in 5 con velocità diverse ma del resto non possiamo fare altrimenti, ci sopporteremo. No, non è andata così, dopo mezzo secondo insieme a noi entrano in vasca 2 signori che si mettono una specie di cilindro galleggiante tra le gambe e iniziano a muoverle come se fossero su una bici, risultato 1 metro ogni quarto d’ora, alcuni dei ragazzi si spostano in altre corsie e trovano lo stesso problema, altre persone che usufruiscono dei benefici di questo esercizio idiota di cui non conoscevo l’esistenza. Ora io non voglio essere polemico, ma a cosa serve un esercizio che non stanca? Posso capire che venga eseguito da chi ha avuto problemi motori e deve farlo come riabilitazione ma oggi mi ha solo dato l’impressione che fosse una moda del momento. Oltre a essere praticamente e totalmente non allenante costringe il resto delle persone in vasca a compiere traiettorie strane per evitare chi lo pratica, e inoltre i nuotatori proprio nel momento di sorpassare la tartaruga rischiano di scontrarsi con chi è di ritorno nella stessa corsia. Cerco di risolvere la situazione con il dialogo e un minimo di organizzazione, si lo so dovrebbe pensarci il personale addetto alla piscina ma non lo fanno quindi chi fa da se fa per tre. Cerco di far capire alle tartarughe le problematiche che si andavano creando e ricevo le seguenti risposte: 1- Io ho pagato, nuoto dove mi pare. 2- A me hanno detto di venire qui. 3- Fanno finta di non sentire. Esco dall’acqua, passo svelto di chi vuole levarsi di torno il più presto possibile, incazzato come un’ape prendo l’accappatoio e mi accingo ad entrare nello spogliatoio quando un bambino a bordo vasca lancia una tavoletta galleggiante all’amico. La tavoletta prende un moto rotatorio che la porta a salire e a cambiare traiettoria curvando bruscamente verso di me, e indovinate un po? Si, mi colpisce esattamente li! Se fossi stato un fonico al momento dell’impatto avrei sicuramente accompagnato l’avvenimento con un rumore di vetri che si rompono. Comunque, semipiegato su me stesso, mi giro e guardo il bambino dritto negli occhi senza proferire parola, lui vedendo la mia espressione cambia la sua da risolino deficiente a terrore puro con occhi sgranati. Non mi chiede neanche scusa, e cerca con gli occhi l’istruttrice che mi guarda e mi fa:”scusa, sai sono bambini”. Io non rispondo neanche a lei, mi giro e dolorante rientro negli spogliatoi, tra le risa dei 4 ragazzi che insieme a me abbandonavano la missione “nuoto in piscina quest’oggi”.  Morale del giorno: QUANDO BUTTA MALE, BUTTA MALE.

Un paio di domandine sulla beneficenza

In questi giorni non ho potuto fare a meno di notare come le pubblicità delle associazioni di beneficenza per i paesi più poveri (ho inserito volutamente il “più” perchè di questo passo anche noi, tra non molto, saremo annoverati tra i paesi poveri secondo me) imperversino su quotidiani, in internet e sulla TV. Si lo ammetto, per una sera ho guardato la TV, ero a casa di mia sorella e insieme a mio cognato dopo cena ci siamo semi-appisolati davanti a Discovery Channel, prometto di non farlo più, perdonatemi. Durante l’oretta che sono stato davanti alla SCATOLA LUMINOSA RINCOGLIONENTE, a parte sentirmi rincoglionito, ho notato che l’invadenza di tali pubblicità era abbastanza intollerabile e quindi mi è sembrata alquanto sospetta, subito  mi è tornato alla mente un libro che ho letto qualche anno fa, di cui non ricordo il titolo, che trattava proprio di questo argomento. Il libro cercava di spiegare come vengono utilizzati i soldi donati in beneficenza, ovviamente spiegava che non tutti possono essere impiegati per l’effettivo aiuto della persona o del gruppo di persone che s’intendono aiutare, naturalmente una parte servono per coprire i costi logistici delle associazioni, e alla fine dei conti, il massimo che effettivamente arriva a destinazione, nel migliore dei casi, non supera il 30% della donazione. Per non parlare delle false associazioni che sfruttano la sofferenza delle altre persone da una parte, e il buon cuore dall’altra, per lucrare avidamente, e nel libro si sosteneva che fossero la maggior parte. Ora, io non dico che alla luce dei fatti sia sbagliato fare beneficenza, però un paio di domandine mi sorgono spontanee, non è forse meglio, sapendo come effettivamente vengono usati i soldi delle donazioni, se ogni volta che sentiamo l’impulso di aiutare chi non è fortunato come noi, andare a portare il nostro aiuto direttamente a chi ne ha bisogno? Lungi da me sostenere di prendere un aereo e andare in Africa ma semplicemente mandare dei soldi direttamente alla persona che vogliamo aiutare, senza mediazioni, cercando quindi di diminuire le mani tra cui passano, perché come sappiamo fin troppo bene noi italiani quando i soldi fanno troppi passaggi di mano diminuiscono drasticamente. Altra domandina che mi viene in mente verte invece sul patriottismo, che raramente fa parte del mio essere ma ogni tanto si fa vivo e a me non dispiace assecondarlo di tanto in tanto, nel senso che penso che di gente che ha davvero bisogno d’aiuto ne abbiamo tantissima anche noi qui in Italia, da italiano quale sono dovrei preoccuparmi di quella prima di andare a preoccuparmi della gente che vive a decine di migliaia di chilometri da me no? Con questo non voglio fare razzismo, dico solo che forse è inutile cercare di aiutare una persona a migliaia di chilometri se lascio morire di fame chi mi sta accanto. E poi non capisco proprio perchè per la beneficenza serva il portafogli (travestito da cuore) dei telespettatori e per gli F35 servano i soldi pubblici. In Italia non abbiamo solo il problema di distribuzione della ricchezza abbiamo un problema di distribuzione dei soldi in qualunque modo vengano usati. Che tristezza, ma come facciamo a sopportare ancora? Che soglia di sopportazione abbiamo?

Altro post altra musica. Questa è un orchestra che fa musica hiphop, se non fantastici assolutamente originali.