Mese: giugno 2021

Ristoratori e albergatori vittime? Dipende…

Nell’ultimo periodo ho notato che sono spuntati diversi articoli sui giornali on-line nei quali ristoratori e albergatori lamentano di trovarsi a corto di personale per la stagione estiva. Si imputa spesso tutto ciò al fatto che tra reddito di cittadinanza, bonus o altre forme di sostegno, i giovani preferiscono stare a casa. Su un altro articolo si scrive addirittura che la colpa sarebbe del “benessere diffuso, scarsa voglia di fatica…”. Ora, dato che per anni ho avuto il piacere (piacere?) di lavorare nel settore della ristorazione ci terrei a dire la mia. Non c’è dubbio che la pandemia abbia dato una bella batosta a tutta la filiera dell’accoglienza, e per non farci mancare niente sono arrivate anche regolamentazioni al limite del ridicolo che hanno messo davvero i bastoni tra le ruote un po’ a tutto il settore, però come tutte le cose, quindi anche in questa, bisogna cercare di dare uno sguardo d’insieme prima di trarre conclusioni che potrebbero essere a dir poco affrettate. Scavando nella memoria ricordo le prime esperienze lavorative in questo settore, maggio, un grande Hotel sul mare, roba da quattro stelle, dopo una prova di quindici giorni entro con un contratto a tempo determinato (per la stagione estiva), paga giusta e orario normale, mi dico “vuoi vedere che ho trovato il posto giusto alla prima?”. Con l’incalzare di giugno e l’aumento della clientela il lavoro si fa più tosto ma essendo passato da un esperienza (la prima in assoluto) all’estero in un Hotel immenso con il banqueting più grande della nazione, non mi spavento e aumento il ritmo senza troppi problemi. Nel frattempo i primi caduti, un pasticcere trattato dall’Executive Chef a pesci in faccia decide che è il momento di mandare tutti a quel paese e si licenzia in tronco, l’Executive prende il suo posto e contemporaneamente svolge due mansioni, nel giro di poco tempo si esaurisce e inizia a trattare male tutti, indistintamente. Il clima è da reparto psichiatrico, urla, parole indicibili e scontri verbali sono all’ordine del giorno, si rischia costantemente lo scontro fisico, nel frattempo la clientela è più che raddoppiata l’orario di lavoro passa dalle 9/10 ore alle 17/18 ore giornaliere, a ritmi frenetici senza pause, la paga non cambia. Dopo circa un mese mi reco dal responsabile del personale e dico che può bastare così, mi dice che andandomene via così senza preavviso perderò circa € 500,00… rispondo che non m’importa e che comunque voglio che mi siano pagate le ore che in quei mesi avevo lavorato in più, mi risponde ridendo che non se ne parla, rispondo che farò richiesta per scritto, risponde ancora ridendo di fare ciò che voglio. L’indomani mi reco ai Sindacati che aprono subito la pratica di vertenza e nel giro di un mese mi hanno pagato tutti gli straordinari. A questo punto ho sorriso io. Mesi dopo vengo a sapere di un posto vacante in un agriturismo sulle colline, così mi presento al colloquio e visti i precedenti metto in chiaro il discorso soldi e orario, il proprietario accetta e giorni dopo inizio a lavorare. Dopo circa un mese inizio a chiedermi quando firmerò uno straccio di contratto, lui diceva continuamente che lo stava preparando, e soprattutto quando avrà intenzione di pagarmi, così vado da lui e mi dice che il contratto è quasi pronto e mi offre in contanti la metà esatta di ciò che avevamo pattuito a voce, rispondo che quei soldi non si avvicinano neanche alla cifra che avevamo deciso, mi dice che non si sogna minimamente di darmi di più, rispondo che non mi sogno minimamente di rimettere piede lì dentro. Dopo queste due testimonianze potrei elencarne altre ma il succo è questo, i diritti dei dipendenti in questo settore non esistono, il modus operandi in Italia è ormai diventato questo, si cercano schiavi, che devono essere sfruttati al massimo, pagati il meno possibile e se possibile in nero, e prendendo in considerazione anche il lato umano dirò che in tutti i posti in cui ho lavorato c’erano continue vessazioni di ogni genere. Quindi prima di dare la colpa ai giovani, ai bonus e sostegni di vario genere, insomma a sparare certe, mi si passi il termine “MINCHIATE”, magari un esamino di coscienza sarebbe gradito. Ovviamente, per chi se lo stesse chiedendo, non opero più in quel settore, ho dovuto mettere da parte la mia passione e fortunatamente ad oggi faccio altro.

Ma si… castighiamo i nostri animali…

Io abito in un caseggiato che nel retro ha dei giardini suddivisi tra i condomini che abitano al piano terra. Questi giardini vengono sfruttati dai miei vicini in vario modo, c’è chi vuole creare la propria oasi verde e s’improvvisa Re o Regina dei giardinieri, c’è chi ha piazzato gazebo con tavoli e forno a legna per le famose “Ribotte” (allegre riunioni per mangiare e soprattutto bere a volontà, dette anche bisbocce), chi ha improvvisato un’area gioco per i nani urlanti e purtroppo c’è chi ha deciso di usare il proprio giardino come luogo di castigo per il proprio animale domestico. Mi spiego meglio. Praticamente tutte le notti un cagnolino viene messo in giardino, e quindi letteralmente chiuso fuori di casa, per passare la notte. Ora, questo cagnolino, giustamente, e non ci vuole uno bravo per capirlo, basta fare due più due, si sente escluso dal branco e di conseguenza abbaia per l’intera notte smettendo solo al mattino quando la Sig.ra TDC (si, è l’acronimo di testa di c….) si degna di riaprirgli la porta e riaccoglierlo nel branco. In tutto ciò io non posso tenere la finestra aperta nelle notti estive perchè il cagnolino in questione dista una ventina di metri dalla mia finestra e non riesco a prendere sonno. Recentemente una nuova famigliola composta da padre, madre, n°2 nani urlanti e canide al seguito, si sono installati al piano terra del caseggiato di fronte alla mia finestra e quando al mattino papà va a lavorare e mamma porta a spasso i nani urlanti indovinate un po’ dove lasciano il canide? Ma certoo! Avete indovinatooo! Nel giardino di tre metri per tre! E indovinate cosa fa lui per passare il tempo? Ebbene si avete indovinato ancora!! Abbaia ininterrottamente finchè non tornano… cioè fino all’ora di pranzo… Ora, la mia sopportazione è arrivata al termine, ho sviluppato nel tempo un feroce odio verso tutti gli animali che producono suoni, quindi praticamente dai monocellulari in su per dimensioni. Ho strani pensieri che vanno dalla polpetta avvelenata al fucile a pallettoni, ah dimenticavo, le polpette e i pallettoni non sono per gli animali… Che devo fare? Come si fa a non capire che gli animali non sono giocattoli e che oltre ai bisogni fisici hanno anche un emotività, chiamiamoli bisogni sociali e che se non soddisfatti questi bisogni faranno soffrire gli animali e soprattutto NON FARANNO MAI DORMIRE ME!!!!! Ce l’ho anch’io il cane ma non lo chiudo sulla terrazza da solo per ore, lo tengo in casa nella sua cuccia e udite udite non rompe le palle a nessuno. Credo che chiamerò i Vigili, lascerò che siano loro a spiegare tutto ciò a queste esimie, emerite, illustri TESTE DI CAZZO!