Mese: luglio 2018

Quel “quasi”…

Se penso obiettivamente alla mia situazione attuale non posso proprio dire di essere messo male. Ho tutto (o quasi) quello che una persona “normale” cerca di ottenere. Ho un tetto sulla testa, un’auto decente, qualche soldo da parte, una moto a cui tengo più che a me stesso, uno strumento musicale che suono sempre troppo poco e un lavoro che ho appena cambiato ma che mi ha portato stimoli nuovi. Se poi vogliamo dare un’occhiata agli affetti ho due genitori alla mano, una sorella che picchierei sonoramente a giorni alterni, nipoti educati e affettuosi, una nonna malconcia ma che tiene duro come solo le donne di un tempo sanno fare, insomma, non mi manca niente o meglio, quasi niente. Lo ammetto, quel “quasi” mi fa davvero paura. Quel “quasi” ha il potere di farmi sembrare niente tutto ciò che ho. Quel “quasi” m’intristisce le giornate e mi cancella i colori. Per quel “quasi” dovrei rinunciare a una bella fetta di libertà, ma purtroppo o per fortuna, io sono uno a cui piace un sacco la libertà. Per quel “quasi” dovrei essere capace di scendere nuovamente a compromessi, ma ho già dato in passato, e adesso, appena sento anche solo l’odore di qualcosa che somigli a una transazione fuggo a grandi falcate. Si, ho paura di quel “quasi”, ma forse anche quel “quasi” ha paura di me…

Maschio Alfa per forza

Osservare qualcuno che a tutti i costi vuole comportarsi da maschio alfa mi ha sempre divertito molto, forse perché questa smania di voler per forza risultare il più forte o il più potente non fa proprio parte della mia indole. Qualche giorno fa ho avuto l’ennesima riprova della ridicolaggine di questo strano comportamento maschile. Mentre ero in fila nella mia banca ho visto entrare una persona che conosco, o meglio, che conoscevo molto bene, un vecchio amico d’infanzia che qualche anno fa ha deciso di abbandonare il giro di amicizie storico. Sorvolo sulle motivazioni di tale abbandono, che anche se discutibili sono comunque legittime e devono essere rispettate, quello su cui voglio soffermarmi è il comportamento che ha tenuto dopo essersi accorto della mia presenza. Mi ha visto e dopo essersi avvicinato mi ha salutato e abbiamo cominciato a parlare del più e del meno, certo non c’era la stessa complicità di quando eravamo culo e camicia, ma diciamo che poteva andare decisamente peggio. Qualche giorno più tardi, casualmente, lo ritrovo per strada ma sta volta non era solo, al suo fianco c’era la sua nuova mogliettina, (con la quale volente o nolente non sono mai riuscito a entrare in sintonia, ma questa è un’altra storia…) e guarda caso il vecchio comportamento da maschio alfa che l’ha sempre contraddistinto è uscito fuori in tutto il suo splendore. Mi ha guardato per un attimo e poi ha girato lo sguardo dritto davanti a sé, ha gonfiato il petto e allungato il passo senza curarsi minimamente della mia presenza, dimostrando così alla femmina la sua superiorità sugli altri maschi e la sua fermezza nelle decisioni. Peccato che quando la femmina non c’è da pavone diventa irrimediabilmente stercorario, trascinando con sé la sua pallina di merda, che tra l’altro è il suo bene più prezioso e quello che gli si addice meglio.

Vecchia

E’ vecchia. Vecchia a tal punto che non è più in grado di camminare. Vecchia a tal punto che basta che i suoi pronipoti giocando la sfiorino per far sì che delle vere e proprie ferite le aprano la pelle ormai dello spessore della carta velina. Vecchia a tal punto che per sentire meno dolore possibile è costretta a farsi quotidianamente di almeno venti farmaci diversi. Si, dico farsi perché è capitato che smettesse di prenderli per qualche giorno e sono sopraggiunte immancabili delle vere e proprie crisi d’astinenza. Vecchia a tal punto che la testa dovrebbe partirle no? Quando si diventa vecchi si rincoglionisce no? L’Alzheimer dove cazzo è? Quando avrà intenzione di palesarsi? No, niente da fare. Il suo cervello è intatto, risponde agli stimoli come quello di una trentenne, è sveglia, lucida, attenta… e questo fa sì che riesca a viversi a pieno il suo dolore… senza pause… senza sconti… Oggi mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto che è stanca, che non capisce perché sia ancora qui, che si sente inutile e un peso per gli altri, e poi mi ha detto che lo sente il dolore, lo sente davvero… e il mio cervello dopo questa chiacchierata fa dei pensieri strani… cerca soluzioni…

Error 404

Come un computer che richiede un certo file a un server e si becca la classica schermata “Error 404”, così io interrogo il mio cervello e inevitabilmente succede la medesima cosa. E’segno evidente che c’è qualcosina che non va. Potrei raccontare delle sfighe che ultimamente si divertono a condire la mia vita ma sinceramente, sarebbero interessanti quanto l’ennesimo scialbo racconto di uno scrittore in crisi d’ispirazione. Potrei allora puntare su un bel post ripieno d’indignazione sulla politica e sulla situazione attuale del paese, ma sinceramente, buttare bile su bile servirebbe solo a fare scopa, e non stò giocando a carte… E’ che non ho stimoli, o forse ce li avrei, ma sono io che non reagisco più. Tutto mi scorre vicino e io mi sento come se fossi al di là di un vetro opaco, i rumori ovattati, i contorni sfuocati. Anche le cose belle non mi smuovono più. Qualche giorno fa mi trovavo qui…

…seduto sulle scale del duomo di San Gimignano in una delle piazze più antiche e belle d’Italia. Mi reco spesso in questa meravigliosa cittadina, un po’ perché la strada per arrivarci sembra una splendida pista immersa nella campagna, e un po’ perché si riesce a respirare l’aria della vera Toscana, quella dei borghi medievali, che pare che girando l’angolo tu possa incontrare un cavaliere a cavallo con armatura e spadone… e poi, se sai dove andare, puoi trovare dei salumi tipici accompagnati da un vino che come dicono dalle mie parti “leva di sentimento”… Nonostante fossi li, avessi appena cavalcato il mio destriero d’acciaio, e fosse una splendida giornata d’estate, ero come svuotato, non sentivo niente, come in una bolla che m’isolava dal circostante. I turisti sorridevano e contemplavano le bellezze architettoniche, alcuni bambini giocavano sorridenti e io, mi sono accorto di avere lo sguardo a terra. In mezzo a tutta quella vita e bellezza io contemplavo un cazzo di gradino di pietra… è ovvio che c’è qualcosina che non va… Error 404…

Andrà tutto a puttane

Stasera sono andato a casa del mio amico, il fido compagno di escursioni motorizzate. Ci teneva tantissimo che andassi proprio stasera a cena da lui, voleva presentarmi la sua nuova fiamma, del resto ci conosciamo da una vita e come sempre vuole il mio parere, che come sempre non ascolterà ribadendo le solite musate amorose. Quindi entro in casa e mi si presenta davanti agli occhi una ragazza ben vestita, sorridente, curata, e dalle movenze eleganti. Dopo i convenevoli ci sediamo e conversando del più e del meno cominciamo a mangiare. Dentro di me penso “vuoi vedere che sta volta l’ha trovata normale?” quindi dopo un po’, avendo esaurito gli argomenti di rito della serie “cosa fai nella vita” oppure “che musica ascolti” robe così, gli faccio una domanda un pochino più profonda, insomma qualcosa che vada oltre la profondità di una ciotola del cane… “Cos’è che t’ispira? Cosa ti piace veramente?” e lei, così, a bruciapelo “l’Astrologia”. Io giuro, che il mio istinto mi ha ordinato di cercare immediatamente con lo sguardo la via d’uscita più vicina… poi la ragione mi ha fatto desistere e ho semplicemente finto interesse… dopo qualche minuto ho fatto un’altra terribile scoperta, non so per quale motivo (del resto non ascoltavo più…) ha iniziato a parlare di quel programma… si, proprio di quello… Uomini e Donne… e in quel preciso istante il mio corpo ha agito indipendentemente da me. Ha spento il cervello e ha acceso l’orchite… I miei coglioni dopo aver raddoppiato il loro volume hanno costituito un comitato autonomo e hanno avviato la procedura di secessione. Ho cercato di dare un paio di occhiate a lui, di quelle che inequivocabilmente suggeriscono “ti rendi conto di cosa sta parlando questa deficiente?”, ma lui niente, neanche mi guardava, era risucchiato in quel turbinio di emozioni che la gente si ostina a chiamare amore, e che somiglia più a una demenza senile fortunatamente temporanea. Ho concluso la cena e poco dopo me ne sono andato lasciandoli nel loro brodo di giuggiole… e di demenza… Come sempre tra qualche tempo lui si sveglierà, e come sempre, andrà tutto a puttane… Houston tutto regolare…

La figlia della tigre

Da uno dei libri più belli che abbia mai letto…

Silenzio. Sheila fissava la spazzola che aveva ancora in mano. La sollevò e se la passò sui capelli, da un lato, fino a sentire le punte che le avevo tagliato. Il silenzio persisteva, facendosi sempre più triste. Per un attimo credetti che Sheila fosse lì lì per piangere.

“No, non ce l’ho, il ragazzo”, disse, piano. “E non ne ho mai avuto uno. I ragazzi mi piacciono. Jeff mi piaceva. Era proprio uno in gamba e…” Pausa. “Ma alla fine si tratta sempre di scopare, Torey. E di cazzi ne ho già visti troppi.”

“Potrebbe trattarsi di qualcosa di più Sheil.”

“Lo sapevi che non posso avere figli? Dopo quello che mi ha fatto mio zio quella volta. Ricordi? Quando ero nella tua classe. Non posso avere bambini. E allora, che scopo ci sarebbe?” domandò. Non sapendo che cosa rispondere, me ne stetti seduta in silenzio.

“Mi piacerebbe uno che mi coccoli e basta. Capisci che cosa intendo dire? Qualcuno che mi abbracci senza aspettarsi niente in cambio, ma non credo che lo troverò mai. Così ho deciso che ne farò a meno del tutto.”

Da “La figlia della tigre” di Torey L. Hayden. Se a qualcuno venisse la voglia di leggerlo sappia che questo è, diciamo, il secondo libro che parla di Sheila, il primo è “Una bambina”. Si tratta di una storia realmente accaduta, dico solo che se non avete mai pianto leggendo un libro con questo lo farete, e in più di un’occasione.