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La figlia della tigre

Da uno dei libri più belli che abbia mai letto…

Silenzio. Sheila fissava la spazzola che aveva ancora in mano. La sollevò e se la passò sui capelli, da un lato, fino a sentire le punte che le avevo tagliato. Il silenzio persisteva, facendosi sempre più triste. Per un attimo credetti che Sheila fosse lì lì per piangere.

“No, non ce l’ho, il ragazzo”, disse, piano. “E non ne ho mai avuto uno. I ragazzi mi piacciono. Jeff mi piaceva. Era proprio uno in gamba e…” Pausa. “Ma alla fine si tratta sempre di scopare, Torey. E di cazzi ne ho già visti troppi.”

“Potrebbe trattarsi di qualcosa di più Sheil.”

“Lo sapevi che non posso avere figli? Dopo quello che mi ha fatto mio zio quella volta. Ricordi? Quando ero nella tua classe. Non posso avere bambini. E allora, che scopo ci sarebbe?” domandò. Non sapendo che cosa rispondere, me ne stetti seduta in silenzio.

“Mi piacerebbe uno che mi coccoli e basta. Capisci che cosa intendo dire? Qualcuno che mi abbracci senza aspettarsi niente in cambio, ma non credo che lo troverò mai. Così ho deciso che ne farò a meno del tutto.”

Da “La figlia della tigre” di Torey L. Hayden. Se a qualcuno venisse la voglia di leggerlo sappia che questo è, diciamo, il secondo libro che parla di Sheila, il primo è “Una bambina”. Si tratta di una storia realmente accaduta, dico solo che se non avete mai pianto leggendo un libro con questo lo farete, e in più di un’occasione.

Libricino spassoso

Mi è capitato tra le mani un libricino davvero interessante e spassoso. L’autore ci spiega come dovremmo comportarci per soggiornare piacevolmente durante una vacanza su un pianeta mooolto strano che i nativi chiamano “Terra”. Il libro è quindi una guida su come approcciarsi all’essere umano e alle sue strambe abitudini, alle sfaccettature del suo carattere, e a tutto ciò che fa di lui quello che in gergo viene chiamato Homo Sapiens. Il libro s’intitola “Pianeta terra. Guida per visitatori alieni.” di Astutillo Smeriglia. Adesso vorrei sottoporvi un breve estratto che mi accingerò a stampare e incorniciare, lo Smeriglia si chiede come sarebbero i dieci comandamenti se egli fosse Dio, eccoveli:

1) Io sono il Signore Dio tuo e tutto il resto, ma tu fai pure come ti pare. Non ho creato l’universo per metterci dentro qualche minuscolo organismo che bela il mio nome, se no creavo pecore invece di stelle.
2) Non dare corda a miei sedicenti rappresentanti. Chi parla a mio nome o è pazzo o è un ciarlatano, fai tu. Ma soprattutto non invio angeli sulla Terra, e questo per due semplici motivi che ora andrò a esporti: primo, non esiste nessun angelo; secondo, non ne ho bisogno. Se proprio devo dirti una cosa, te la scrivo in cielo, ok?
3) Non pensare mai che una disgrazia, una guarigione o un qualsiasi altro fatto che ti riguarda sia opera mia. Cioè, se vuoi pensalo pure, ma non è vero.
4) Non pregarmi, tanto non attacca.
5) Ricordati di santificare tutti i giorni della settimana. Non per me, ma per te: sei ancora vivo e questo non succede spesso.
6) Fai della tua vita quello che ti pare, ma non rompere le palle agli altri. La tua libertà finisce dove inizia la vita privata altrui.
7) Corollario del comandamento precedente: non uccidere. Ripeto: non uccidere, chiaro? Non “non uccidere a meno che uno non trasgredisca questi comandamenti e/o creda in divinità diverse dal sottoscritto”. No, non uccidere. Punto. Qual è la parte di “non uccidere” che non capite?
8) Se proprio muori dalla voglia di fare una strage, almeno non andare a dire in giro che la fai per farmi contento. Ragazzi, imparate ad assumervi le vostre responsabilità.
9) Non passare la vita con la fissa del paradiso, perché tanto io quassù non ti ci faccio venire, mi spiace. Però c’è l’inferno, cioè la vita che crei a te stesso e agli altri se non segui questi comandamenti.
10) Non starmi addosso.

Storie vere

Ho comprato on line tre libri, tutte storie vere ovviamente. Non so perché ma appena penso che ciò che sto leggendo è frutto di fantasia perdo subito interesse, quasi come se avessi un bisogno interno di vita vissuta. I libri che trattano di storie vere riguardano principalmente storie tristi, vissuti di persone che hanno in qualche modo dovuto soffrire e quindi imparare obbligatoriamente e più a fondo degli altri, eh si, perché la sofferenza insegna, quando stai bene semplicemente te la godi, mentre quando stai male sei costretto a reagire e ad ingegnarti per uscire da una situazione in cui non vorresti stare. E poi non lo so perché, ma l’essere umano, in generale, è attirato più dalle storie tristi e dalla sofferenza che da vicende di allegria e spensieratezza. A riprova di questo, la Divina Commedia viene amata direi universalmente e soprattutto per i canti dell’inferno che per quelli del purgatorio o del paradiso. E poi, se Barbara D’Urso ha realizzato così tanto share dando visibilità alle tragedie umane un motivo ci sarà. Quando leggo un libro in cui è descritta una storia vera l’immedesimazione è più profonda, pensando al fatto che ciò che sto leggendo è successo davvero è come se potessi fidarmi di più di ciò che sto leggendo, perché quel qualcosa, qualcuno l’ha sentito sulla propria pelle, non è immaginazione, non è fantasia ne sogno, è verità, è vita. Ricordo uno dei primi libri di questo genere che mi capitarono tra le mani, “Padre padrone” di Gavino Ledda, un libro duro, aspro, che in più di un’occasione mi ha fatto salire le lacrime agli occhi, poi fu la volta del famosissimo “Se questo è un uomo” di Primo Levi, storia agghiacciante sui campi di concentramento, poi dopo svariate letture arrivai ai più recenti tipo “Infedele” di Ayaan Hirsi Ali, biografia di una ragazzina somala che lotta per la libertà, oppure “Se ti abbraccio non aver paura” di Fulvio Ervas, il racconto del viaggio in moto attraverso l’America latina di un padre col proprio figlio autistico, e poi arrivò lei, la scrittrice della quale ho dovuto comprare l’intera bibliografia, Torey L. Hayden. Psicologa infantile specializzata in mutismo elettivo e da sempre dedita al lavoro con i bambini “problematici”, mi capitò tra le mani il suo libro più famoso “Una bambina”, descriverlo è difficile, mi limiterò ad accennarne l’inizio. Torey legge un articolo di giornale in cui una bambina di cinque anni aveva legato un bambino di tre a un palo e gli aveva dato fuoco, la bambina dopo l’accaduto è entrata a far parte della classe di Torey per bambini “speciali”. Da quando l’ho letto una volta all’anno devo rileggerlo, sia lui che il sequel “La figlia della tigre” è come se quei libri mi chiamassero… non so perché… Ed ora sono in attesa di questi tre libri che mi porteranno nel mondo e nella vita vera di altre persone, dove forse, addentrandomi in profondità, potrò imparare qualcosa anch’io.

Non una letturina easy da spiaggia

Caro lettore, oggi voglio portare alla tua attenzione un libricino (si proprio ino perché è poco più di duecento pagine) che parla di marketing. Tranquillo non è un manuale tecnico che ti svela il segreto su come pubblicizzare la propria azienda o se stessi al meglio, cerca solo di far capire qualcosa di più su questo delicato argomento. E forse capirci qualcosa di più sarebbe conveniente dato che l’epoca che attualmente viviamo è praticamente basata sul marketing. Il libro è scritto da uno che l’argomento lo conosce bene, in quanto in passato ha svolto con successo il mestiere di pubblicitario, e probabilmente qualcuno lo conosce non per questo libro, che tuttavia è stato quello che ne ha decretato il successo come scrittore, ma per un altro sicuramente più famoso che trattava l’argomento ammmoooreee (questo sconosciuto…). Potrei scrivere tante altre cose su questo libro che mi è piaciuto davvero tanto, ma non lo farò, lascerò che sia un piccolo estratto a parlarne.

Sono un pubblicitario: ebbene sì, inquino l’universo. Io sono quello che vi vende tutta quella merda. Quello che vi fa sognare cose che non avrete mai. Cielo sempre blu, ragazze sempre belle, una felicità perfetta, ritoccata in Photoshop. Immagini leccate, musiche nel vento. Quando, a forza di risparmi, voi riuscirete a pagarvi l’auto dei vostri sogni, quella che ho lanciato nella mia ultima campagna, io l’avrò già fatta passare di moda. Sarò già tre tendenze più avanti, riuscendo così a farvi sentire sempre insoddisfatti. Il Glamour è il paese dove non si arriva mai. Io vi drogo di novità, e il vantaggio della novità è che non resta mai nuova. C’è sempre una novità più nuova che fa invecchiare la precedente. Farvi sbavare è la mia missione. Nel mio mestiere nessuno desidera la vostra felicità, perché la gente felice non consuma.

Il libro s’intitola “Lire 26.900” scritto da Frederic Beigbeder. Non è proprio una letturina easy da spiaggia ma ti garantisco che merita.

Multa & Murphy

Oggi sono andato dai Vigili Urbani (o era la Polizia Municipale? Bho…) a pagare una multa. Si ho fatto l’imperdonabile errore di parcheggiare l’auto col culo dieci centimetri in fuorigioco. Ma mentre me ne stavo seduto ad aspettare il mio turno mi è tornata alla mente la giornata in cui l’ho presa, che poi uno dice si l’hai presa nel c… si giusto anche… Una serie di vicissitudini che hanno fatto si che “tutto” in quei dieci minuti andasse inesorabilmente di merda. Comunque la racconto. Il vigile è stato fulmineo, un vero e proprio ninja! Posteggio e effettivamente mi rendo conto di essere andato leggermente lungo in retromarcia, poi penso, devo entrare in quel negozio apparentemente deserto per comprare due o tre oggetti di cancelleria, non ci metterò più di qualche minuto. Errore fatale… La commessa è una macchinetta, mentre mi fa vedere la merce mi attacca un pippone sui vari tre per due con tanto di motivazioni per le scelte aziendali. Un dramma, non sapevo più come sganciarmi da Miss Parlantina, ogni tanto, durante la conversazione, mi rendevo conto che non solo il mio cervello stentava a mantenere l’attenzione, ma anche gli occhi cercavano altro, mi sforzavo di cagarla ma non ci riuscivo. Che poi non era neanche malaccio diciamocela tutta, ma quel modo di fare e soprattutto di parlare mi creavano troppo disagio. Comunque acquisto e esco, ovviamente dopo dieci minuti buoni. Mentre mi dirigo alla macchina vedo in lontananza uno di quei furgoncini bianchi tipico dei vigili che si allontana. Brivido lungo la schiena… Mi avvicino all’auto e scorgo un foglietto bianco e giallo che sbandiera al vento bloccato dal tergicristallo. Secondo brivido lungo la schiena… Lo apro e si, era lui, il verbale. Dulcis in fundo quando sono tornato a casa ho scoperto che avevo sbagliato a comprare la cancelleria, Miss Parlantina mi aveva distratto e avevo sbagliato l’acquisto. E poi dicono che la legge di Murphy è una cazzata…

PS: Non mi piace postare video pubblicitari, ma quando video e musica sono azzeccati anche gli spot diventano arte.

 

Ma cos’è una recensione?

Mi è capitato tra le mani un libricino davvero carino, mi è piaciuto particolarmente e ho deciso di farci un post. E’ da considerarsi una recensione? Mha… se sapessi la definizione esatta di recensione forse potrei anche rispondere, ma non la so, e non ho voglia di andare su google a cercarla… comunque trattasi del “manuale a uso dei giovani per imparare a bere” intitolato “Guida poco che devi bere”. E’ una lettura che consiglio per le dritte che vi si trovano in materia di alcol (o alcool? Bho…) e per le storie divertenti, spesso di paese, che vengono perfettamente descritte dall’autore. Già, l’autore, non l’ho neanche menzionato, trattasi di Mauro Corona, alpinista, scrittore, scultore e sicuramente anche qualcos’altro che momentaneamente mi sfugge, ma soprattutto un uomo. In questo libro si parte dal presupposto che il giovane si ritroverà a bere, e io condivido in pieno questo pensiero, perché se ci pensiamo bene, tolta una piccolissima percentuale di astemi, il resto della popolazione giovanile dovrà scontrarsi volente o nolente con il nettare di Bacco. Ecco allora che i consigli contenuti nel libro vengono in aiuto al neofita alcolista dilettante. Perché non saperne di più di come evitare il coma etilico? Perché non riuscire a godersi una giusta dose di alcol senza ritrovarsi a discorrere con un lampione? Sono domande che un uomo finirà per porsi durante la sua vita. Leggetelo, è carino, è utile ed è pure divertente, o almeno a me è piaciuto…