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La scelta delle parole

In questi ultimi giorni sono casualmente inciampato in alcuni blog dedicati alla scrittura, fossero poesie, racconti o semplici scritti il comune denominatore era il magnifico modo di scegliere le parole. Alcune persone riescono, attraverso la scelta dei “giusti” vocaboli, a descrivere esattamente uno stato d’animo o in tre parole riescono a suscitarti forti emozioni. La capacità di scrivere in modo esatto e di farsi capire credo che ormai sia di pubblico dominio, nel senso che tutti, chi più chi meno, riescono con facilità a mettere nero su bianco un discorso di senso compiuto. Ma lo scrivere veramente, arrivare al cuore di una persona riuscendo nello stesso momento a suscitare emozioni e a far partorire al cervello immagini nitide non è da tutti. Non so se sono riuscito a spiegarmi bene, del resto non credo di avere la capacità di cui parlo, forse facendo un esempio riesco a chiarire meglio il concetto. Prendiamo l’esempio più scontato della letteratura italiana, la poesia Mattina di Ungaretti, 4 parole messe in fila ma che suscitano sensazioni e immagini molteplici. Cioè, voglio dire, non viene mica a tutti di svegliarsi la mattina e dire: “m’illumino d’immenso”, io la mattina riesco addirittura a sbagliare, causa bocca impastata, la pronuncia delle imprecazioni che rivolgo ai santi nel vano tentativo di trovare al buio gli indumenti.  Non saprei proprio come definire meglio questa capacità, non quella di imprecare eh, questa maestria nella scelta dei vocaboli giusti o forse più adatti, so solo che provo una forte invidia per coloro che ci riescono.

Chiudo questo post con una canzone che credo rispecchi molto bene ciò che ho cercato di dire, anche se nel testo ci sono riferimenti politici, ringrazio l’autore genuflettendomi come sempre al suo genio.