Mese: novembre 2018

Punti di vista

Lui è un amico, se si può considerare amico uno con cui andavi in giro a quattordici anni e adesso vedi più o meno un paio di volte l’anno. Lei è sua moglie, ed è un’amica solo ed esclusivamente per il fatto che lui è un amico. Lui è uno che è sempre stato attento alla propria immagine, direi quasi maniacalmente attento, si allena come se dovesse fare chissà quale record olimpico ma lo fa solamente per risultare più bello. Lei, come lui, è una fissata con l’aspetto esteriore, niente allenamenti per lei, il suo settore è la cosmesi, da un hobby ha creato una professione, l’aspetto esteriore è diletto e mestiere. Quando avevo ancora un profilo Facebook non potevo non notare la loro smania di protagonismo, foto su foto di loro due al mare, in montagna, al parco, al bar, ovunque… Ovviamente nelle foto rispecchiano la coppia ideale, sorridenti, amorevoli, due piccioncini assolutamente perfetti e bellissimi. Stasera però, tornando a casa, mi cade l’occhio all’interno di un ristorante del centro. Avete presente quei ristoranti che grazie a delle vetrate enormi riesci a vedere l’interno? Ecco, mi cade l’occhio su un tavolo con due persone, mi avvicino per vedere meglio perché c’era qualcosa di familiare, erano proprio loro. Non stavano mangiando, ognuno con la testa china sul proprio smartphone, poi all’improvviso si scambiano due parole e dall’espressione seria e quasi annoiata dei due appare per magia un sorriso che io amo definire “da televendita”. Si saranno detti qualcosa di carino? Una romanticheria per riempire l’attesa? Un ti amo prepasto? No, semplicemente uno ha chiesto all’altra la posa per il selfie al ristorante nel quale è obbligatorio risultare assolutamente belli, felici e contenti, si, proprio come nelle favole. Subito dopo lo scatto sono però ripiombati sul proprio smartphone con la testa china e lo stesso ghigno annoiato e in silenzio… Ho sorriso, e mi sono di nuovo incamminato verso casa pensando che essere single non è poi così male…

Arte Moderna del nuovo millennio

Oggi, cercando di mettere in ordine tra le millemila cartelle del mio PC, mi si son palesate davanti alcune foto che scattai i primi giorni che vivevo oltralpe. Era un giorno che decisi di dedicare alla scoperta della città, mi piacciono un sacco quei giorni in cui decidi di metterti lo zaino in spalla e semplicemente te ne vai a passeggiare per una città che non conosci, così, senza meta, senza aspettarsi niente. Quindi camminando mi trovo davanti a questo particolare edificio, non sapendo precisamente di cosa si tratta prendo lo smartphone e Google Maps mi informa che mi trovo davanti alla Galleria d’Arte Moderna, cliccando sulle info scopro che è pure gratuita! In un batter d’occhio ero dentro a scuriosare di qua e di là… Al piano terra c’era una proiezione di un artista contemporaneo di cui non ricordo il nome, sono riuscito a resistere al documentario in inglese circa dieci minuti, poi dopo il terzo sbadiglio con rischio di slogatura alla mandibola ho optato per andare a vedere cosa proponevano i piani superiori. Salgo le scale e appena entro nella stanza mi si presenta davanti questo

Una specie di telaio in fil di ferro con un numero imprecisato di sacchetti di plastica appiccicati sopra… Continuando a fissarlo cercavo invano di riuscire a capirne il significato, la mia mente vagava tra l’inquinamento da plastica, il riciclo, i delfini che mangiano le buste di plastica perché le scambiano per meduse… poi ho deciso che era inutile continuare a farsi domande delle quali non m’interessava sapere la risposta. Quindi ho proseguito, speranzoso di vedere qualcosa di più artistico, e magari con un significato più chiaro, verso la prossima opera, questa

Ora, non so voi, ma a me quest’opera fa venire in mente una madre che ha lasciato i panni stesi in balia di due bambini di sei/sette anni muniti di confezione maxi di pennarelli Carioca… Cosa? Come? Vi chiedete cosa ci vedo di artistico? Bho, non ne ho la più pallida idea… Comunque passata anche questa opera d’arte mi avvio verso il capolavoro, lo scorgo da lontano e dentro di me penso “non ci posso credere”. Si signori eccolo

Come non immortalare in uno scatto cotanta meraviglia… Allora, cosa mi rappresenta? Ora io lo so che il mio cervello non è normale, e talvolta fa dei ragionamenti che non hanno né capo né coda, ma a me quelle in alto a destra sembrano tanto un paio di mutande sporche, e se ciò corrispondesse a realtà che cosa mai potrebbero essere quei ghirigori sulla tela? Si Signori, dopo questa associazione mentale non ho trattenuto le risa e me ne sono andato sghignazzando da solo come un deficiente tra gli sguardi sbigottiti dei presenti. E una volta fuori ho percepito chiaramente che io, l’Arte Moderna, non l’avrei mai capita…
PS: Se qualcuno sapesse spiegarmi cosa rappresentano tali opere sono pronto a ricredermi… forse…

Nick

Avevo iniziato a scrivere questo post come fosse una specie di biografia, dov’è nato, dove ha viaggiato, cos’ha fatto in vita, i successi, le sfighe, le collaborazioni, e infine il suicidio, che poi nessuno ha mai accertato lo fosse stato davvero. Poi ho capito che a uno come lui una semplice biografia non sarebbe stata addosso in maniera consona, non sarebbe stata il vestito giusto. Con lui intendo uno dei migliori cantautori che il Regno Unito abbia partorito, Nick Drake. Allora ho preferito lasciare a due testi l’onore di definire Nick, uno ci dice chi era, l’altro ci dice cosa faceva. Il primo è una poesia scritta dalla madre di Nick, Molly. Non so neanche se la poesia fosse stata scritta per lui, ma col senno di poi direi che gli calza a pennello, il titolo è “The Shell” ovvero “Il Guscio”.

Vivere ci cresce attorno,
come una pelle
per celarci l’esteriore desolazione,
poiché se sapessimo segnare
con chiarezza il punto più profondo,
saremmo morti molto prima
di giungere alla tomba.
Ma rigirandoci nel nostro guscio familiare,
di angosce, infelicità, e gioie striminzite,
cresciamo e prosperiamo,
vedendo raramente il buio fuori,
che certo porterebbe confusione ai nostri occhi.
Alcuni rompono il guscio.
Ci sono quelli che spingono le dita
attraverso quei friabili muri,
creando un foro.
E attraverso questo perfido squarcio,
fissano le ceneri del mondo
con occhi nudi.
Guardando sia fuori che dentro,
conoscendo sé stessi,
e smisurate cose oltre a sé.

Il secondo scritto è un estratto del libro “Non buttiamoci giù” di Nick Hornby, e non so neanche se queste parole siano state scritte per lui ma ancora una volta sono perfette, descrivono perfettamente cosa faceva e cosa provi quando lo ascolti.

Se non l’avete sentito…è come se lui avesse condensato tutta la malinconia del mondo, tutte le batoste e i sogni inculati che hai lasciato svanire, come se avesse versato l’essenza in un bottiglino e l’avesse tappato.

E quando lui attacca a suonare e a cantare toglie il tappo, e sentite l’odore.

Rimanete inchiodati lì, alla sedia, come se fosse un muro di rumore e invece no- è fermo e silenzioso e non volete più respirare per paura di spaventarlo e farlo scappar via.

Se qualcuno volesse approfondire basta aprire Youtube e cercare le sue canzoni che forse sono il mezzo migliore per conoscerlo davvero. La canzone che segue è una registrazione di scarsa qualità fatta in casa di una delle sue più belle canzoni “Place to be”, se si riesce a non tenere conto della cattiva qualità della registrazione si può secondo me sentire l’arte di Nick, la perfezione della chitarra, la voce particolare, l’assenza di sbavature e l’armonia che questo genio riusciva a creare semplicemente prendendo una chitarra in mano.

Io ne ho viste cose che voi umani #4

Ho visto inetti alla guida della moto cadere tre volte nel giro di un mese, e con la spalla rotta davanti a una birra asserire di non essersi fatto troppo male grazie al fatto di saper guidare e quindi anche cadere…
Ho visto figlie che si ostinano a andare a convivere nell’appartamento sotto a quello della propria madre, sapendo benissimo che l’unica cosa per cui vive la vecchia è avere il controllo assoluto della vita della figlia, e quindi vedere conviventi maschi che dopo pochi mesi rinunciano facendo spazio al prossimo disperato che avrà l’enorme sfiga di conoscere la gentil pulzella…
Ho visto nonni che invitano nipoti a cena solo ed esclusivamente per esibirli come trofei davanti a vecchi amici e conoscenti, e poi li ho visti i mesi seguenti tornare a scordarsi di tali nipoti a tal punto che uno dei più piccoli neanche rammenta il nome del nonno…
Ho visto famiglie che quando sorge un problema nessuno ne parla, come se non parlandone il problema non esistesse…

E tutto ciò occuperà spazio nei miei ricordi, esigo un reset della memoria…

La crisi del Cinema

Qualcuno dice che negli ultimi tempi esiste una crisi del Cinema, le cause spesso vengono associate alla crisi economica, all’avvento delle serie TV e all’offerta che sempre più spesso sembra essere di pessima qualità. Devo dire che mi trovo abbastanza d’accordo, credo che una sola causa ben precisa non sia il vero responsabile di tutto ciò, credo invece che siano più di una le cause di questa decadenza artistica. Io parlo ovviamente da non addetto ai lavori e quindi da semplice spettatore, ma essendo un appassionato credo di poter dire due o tre cosette in proposito. Io non so se la crisi economica abbia inciso sul budget riservato ai film, ma mi sono reso conto che fior fior di attoroni ultimamente si prestano a delle pellicole che chiamarle film di serie B suona quasi come un complimento, quindi è probabile che tale ipotesi non sia proprio campata in aria. Spesso tali attori vengono messi sotto contratto anche da famose serie TV che purtroppo li tolgono dallo scenario Cinema per catapultarli in quello schifo che è l’universo serie TV. Vi prego non storcete la bocca (o magari storcetela, il blog è mio e ci scrivo quello che mi pare…), chi vi parla odia le serie TV, per pochi precisi motivi che vado a elencare: 1- le serie TV non hanno mai una fine, vivono e sopravvivono della sindrome che chiameremo del “prossimo episodio”. Quando hai finito un episodio ti viene dato un indizio che stuzzichi la tua curiosità, solo ed esclusivamente per indurti a vedere il prossimo, cosa che tra l’altro succede anche alla fine di una stagione per indurti a vedere la prossima. Bene, la sindrome del prossimo episodio su di me non attecchisce, anzi, mi fa solo incazzare. Risultato, non guardo serie TV. 2- Nelle serie TV la narrazione è lenta, piena di robe senza senso che ai fini della storia non hanno nessun valore, sembra quasi che chi scrive la sceneggiatura debba riempire dei vuoti narrativi per allungare le puntate, mi spiego, le svolte sono una ogni due/tre puntate, ciò che ci sta in mezzo è frittura registica. Risultato, non guardo serie TV. 3- Spesso da una stagione all’altra cambiano gli attori, o nel caso nostrano i doppiatori. Ora, te ti sei abituato a vedere una faccia e loro siccome l’attore ha litigato col produttore ti propongono un altro, che magari con l’attore precedente non c’azzecca nulla, nel caso nostrano succede che un attore ha una voce da baritono e l’anno dopo ha la voce di Topo Gigio! Per non parlare di quando modificano la sceneggiatura perché un attore per quell’anno ha rifiutato la parte. Cosa c’è di artistico in tutto ciò? Risultato, non guardo serie TV. Parliamo adesso dell’offerta di bassa qualità, su questo mi limiterò a una cerchia ristretta del Cinema, l’Horror. Mi soffermo su questo genere perché è un genere che mi sta particolarmente a cuore, ne sono appassionato. Devo dire che dopo The Witch (2015) nessuno è stato più in grado di fare un film degno di essere classificato come Horror. Ultimamente ne ho guardati un po’, dico solo che in un paio di questi mi sono letteralmente addormentato. Ora, si presume che anche se il film non è così di qualità debba come minimo tenere in ansia lo spettatore, non dico spaventato ma quantomeno teso, e invece per due o tre volte mi sono addormentato, erano talmente paurosi sti cavolo di film che mi hanno indotto sonnolenza… Interrotta spesso da questi fottutissimi e insopportabili “Jumpscare”, letteralmente “salto di paura”. Che cos’è? Direttamente da wikipedia “Un jumpscare effettivo si basa molto sulla scena che lo precede, dove viene fatto credere che niente di pauroso stia per accadere, con la musica abbassata al minimo e i suoni quasi impercettibili. Il jumpscare, infatti, è spesso reso molto pratico da un improvviso e drastico aumento del volume della musica, atto esso stesso a spaventare lo spettatore”. Cioè questi sedicenti registi Horror non fanno altro che, ad esempio, aumentare a dismisura il volume di una porta che si chiude e il conseguente balzo dalla sedia dello spettatore per loro è uno spavento. No, porca putt….. No! Perché se stai lavando il cesso di casa e io giungo alle tue spalle senza che tu te ne accorga e colpisco con tutta la forza che ho un gong di due metri di diametro, anche tu balzi, probabilmente sfondando pure il tetto. E’ paura? No, è solo che ho cambiato lo stato dell’ambiente da quiete a caos, e il balzo è la conseguenza del cambiamento repentino, i muscoli del tuo corpo si contraggono tutti insieme e improvvisamente perché semplicemente si preparano a qualcosa di cui ignorano la natura. Quindi il Jumpscare è un mezzuccio usato da chi vuole fare Cinema Horror ma non sa come farlo. Se volete vedere qualche film Horror davvero serio e fatto bene ve ne consiglio tre, tralascerò mostri sacri come “La casa” o “L’esorcista” e anche tutti gli altri classici, mi limiterò a consigliare quelli che fanno parte di un Cinema più recente, in ordine crescente di qualità abbiamo il sopracitato The Witch (2015), Babadook (2014) e in fine il più bello, un film che ha una fine fantastica e non dico altro, Martyrs (2008). In definitiva è innegabile, il Cinema sta perdendo il suo fascino e soprattutto la sua qualità, troppo improntato all’eroe fumettistico che nel corso di venti film (aridaje co sta serialità…) deve sconfiggere il cattivo (ogni riferimento ai film di supereroi è puramente voluto), con registi emergenti che non riescono a trovare investimenti per realizzare le loro idee, con filoni umoristici improntati alla comicità trita e ritrita della pernacchia e della parolaccia (ogni riferimento ai cinepanettoni è puramente voluto), e in Italia, con attori sempre più scarsi, che spesso te li ritrovi in programmi televisivi di dubbio gusto a fare il trenino la domenica, o in culo al mondo a fare i finti sopravvissuti, gente che non reciterebbe bene neanche diretta da Leone o da Monicelli… oibhò…