Mese: dicembre 2022

Teoria veritiera… o forse no…

La sera della vigilia di Natale ho deciso di andare con alcuni amici a farmi un aperitivo in centro, abbiamo scelto un localino di quelli che hanno fuori quelle specie di verande coi vetri in plexiglass dove all’interno viene piazzato il famoso “fungo” che in teoria dovrebbe scaldare l’ambiente, ma in pratica abbrustolisce chi gli sta troppo vicino e lascia congelare lentamente chi invece è troppo lontano. Mentre sediamo al nostro tavolo e sorseggiamo i nostri aperitivi la consorte di uno dei miei amici mi fa “hai visto chi c’è là?” mi giro e scorgo una mia ex, lei incalza “non la saluti?” e io “non ci penso neanche, mi sta pure sulle palle…” e lei con aria saccente “se non l’hai ancora perdonata vuol dire che sei ancora innamorato” e io “prego?” e lei “lo sanno tutti, se serbi rancore dopo tutti questi anni vuol dire che sei ancora legato sentimentalmente, l’amore e l’odio sono due sentimenti molto simili”. Ora, io non so questa teoria da dove salti fuori, non voglio neanche sapere se viene ritenuta reale o no, so solo che per quanto riguarda me non funziona. Quindi mi sono girato verso la consorte del mio amico e le ho spiegato, per quanto mi riguarda, come stanno le cose, come? Con un semplice esempio. Mettiamo che durante le scuole superiori o all’Università tu incontri un professore particolarmente infido che ti manca regolarmente di rispetto e ti fa penare continuamente ma comunque tu riesca a diplomarti o a laurearti. Mettiamo che lo rincontri dopo svariati anni, quale sarà il tuo approccio a tale persona? Lo saluterai con affetto e rispetto o semplicemente lo ignorerai come io ho fatto con la mia ex? Perchè io lo ignorerò, cosa vuol dire? Che non l’ho perdonato? Che sono legato ancora sentimentalmente a lui? No, non sono legato per niente né al professore né alla ex, e non li perdono, e poi mi si permetta di dire che superati i sette/otto anni di età, se si vuole essere perdonati, bisognerebbe ammettere i propri errori e chiedere scusa, e poi, ma solo poi, si può essere perdonati. Altrimenti ci comportiamo come con i bambini che perdoniamo perchè non sanno ciò che fanno. E si lo so che l’immenso una volta disse “se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo” ma è una delle sue poche frasi con la quale non sono troppo d’accordo.

PS: Musichina dall’aria natalizia anche se il testo non c’entra niente col Natale…

Altro attacco di panico altra corsa…

Erano anni che non mi capitava ma ieri ha deciso (chi ha deciso? Bho e che ne so io…) di venirmi un altro attacco di panico. Intenso, lungo e che mi ha lasciato bello scombussolato per qualche ora. La mia storia con gli attacchi di panico nasce tanti anni fa quando ero un pargolo di quattro o cinque anni e nella mia cameretta facevo la nanna tranquillo, poi, a un certo punto della notte mi svegliavo di soprassalto terrorizzato, urlando come un pazzo. Ovviamente i miei genitori accorrevano e dopo qualche minuto riuscivano a calmarmi però ricordo che mi guardavano sbigottiti dall’accaduto, e soprattutto perplessi mi domandavano quale fosse la causa. Purtroppo, e l’ho capito molti anni dopo, erano le domande che mi ponevano a essere sbagliate, eh si, perchè loro mi chiedevano “cosa hai visto?” oppure “Cos’hai sognato?”, beh io non avevo visto un bel niente e sognato ancora meno, quindi non sapevo rispondere, e loro di riflesso si innervosivano e si preoccupavano ancora di più perchè pensavano che non volessi dirlo oppure che non ricordassi l’accaduto. Semplicemente la domanda giusta da fare sarebbe stata “Cos’hai provato?”. Non si trattava di sogni o visioni ma di sensazioni. L’attacco di panico ti fa sentire in pericolo anche quando il pericolo non esiste, il tuo corpo reagisce come se dovesse difendersi o scappare, ma il motivo che innesca questa reazione purtroppo spesso non c’è, o almeno non è un motivo fisico e tangibile in quel preciso istante. Visto che di questi attacchi ne ebbi svariati nel giro di un mese decisero di portarmi a un centro specializzato in psicologia dell’infanzia, ma ai tempi nessuno riuscì a capire cosa avevo, non so se perchè la scienza ancora non aveva scoperto gli attacchi di panico o se perchè erano incompetenti i dottori di quello specifico centro, fatto sta che nessuno ci capì niente, e dopo diverse sedute ce ne tornammo a casa senza risposte. Col passare degli anni gli attacchi diminuirono sia d’intensità che di numero fino a sparire proprio dalla mia vita. Pensavo fossero una cosa che ormai mi ero lasciato alle spalle ma un giorno, avevo circa una ventina d’anni, mentre me ne stavo bel bello a casa a cazzeggiare iniziò a farsi strada dentro di me una strana sensazione, il cuore iniziò a battere più forte, iniziai a sudare e a tremare, non riuscivo a smettere di digrignare i denti, tutto ciò andò avanti per diversi minuti e mi spaventai, credevo di avere una sorta di attacco epilettico e la sensazione era quella di star per svenire, o forse di morire. Si trattava di un altra forma di attacco di panico, non più notturno come quando ero piccolo ma diurno e la sensazione era praticamente la stessa. Nel corso degli anni questi attacchi si sono ripresentati raramente, ma ogni tanto e quando meno me lo aspetto tornano a farmi compagnia. Negli ultimi anni mi sono informato e ho capito cosa sono gli attacchi di panico e credo di aver ormai anche imparato ad affrontarli, ovviamente quando arriva non si può far niente per evitarlo, ma una bella dose di consapevolezza aiuta molto, io ad esempio ieri mi sono sdraiato sul letto e ho semplicemente aspettato che passasse, e infatti lui com’è venuto se n’è andato.